Due parole sulla riserva
La Riserva Naturale di Bosco Tanali rappresenta un antico lembo del Padule di Bientina che, nei primi anni del ‘900 fu arginato per convogliare in esso le acque di Rio Tanali e del Rio della Valle degliAlberi creando una “cassa di colmata”. Tutta la zona degrada in modo regolare dallependici del Monte Pisano verso il centro del bacino di Bientina. La pendenza indirezione Ovest-Est (da 20 m. slm della ss. 439 fino ai 5 m. del punto più bassoa ridosso del Fosso di Confine) E’ stata utilizzata agli inizi del secolo pertentare la bonifica idraulica per colmata. La zona centrale si presenta infatticome una cassa di colmata (“bottaccio” in termini locali) circondatada argini in terra; vi sono convogliate le acque del Rio della Valle degliAlberi (da Nord-Ovest) e del Rio Tanali (da Sud) che dopo essere passate lentamente in bacini successivi di colmata, delimitati da argini secondariorientati in direzione Nord-Sud, si raccolgono nel punto più basso, per immettersi attraverso una chiusa nel Fosso di Confine.
L’opera idraulica è virtualmente ancora infunzione, ma invece di eliminare progressivamente il carattere palustre della zona, ha determinato l’effetto opposto di conservazione degli habiatat palustri tipici ed ecosistemi igrofili di grande valore naturalistico.
Caratteri dell’ambiente naturale
La flora
Il Bottaccio di Tanali rappresenta, dal punto di vista botanico, un interessante residuo dell’ex Padule di Bientina e ciò per almeno due motivi:
1) conserva tuttora alcuni biotopi vegetazionali tipici delle aree palustri e che sono in progressiva rarefazione, sia a livello locale che nazionale;
2) racchiude in se specie botaniche di notevole rarità che, nonostante alcune pratiche di ceduazione ed alcuni tentativi poco produttivi di intervento agricolo, sono qui rimaste confinate e rappresentano molto probabilmente le discendenti ultime di una flora che popolava estesamente il Lago di Bientina ed è sopravvissuta alle ultime vicende climatiche e geologiche del Pliocene e del Quaternario (glaciazioni).
In quest’area si possono osservare alcuni particolari habitat:
Boschi igrofili e mesofili
Periodicamente allagati, hanno una composizione floristica assai varia e diversa a seconda del grado di umidità del terreno: nella parte compresa tra la stradella di accesso e la massicciata della vecchia ferrovia, le entità tipiche dei suoli inondati (ontano nero,pioppo, frangula, salicone, felce florida) si frammistano ad elementi mesoigrofili quali farnie (delle quali alcuni esemplari sono giganteschi esecolari), aceri campestri, sambuco, varie specie di Rubus ed anche interessanti elementi arbustivi come il pallon di maggio (Viburnum opulus). Man mano che si procede verso la bassura palustre il terreno diviene progressivamente più umido ed asfittico ed il bosco assume il carattere di una ontaneta planiziale con una componente arborea quasi monospecifica: l’ontanonero. Il sottobosco presenta elementi tipici dei suoli fangosi ed inondati quali il Galium palustre, Alisma plantago, l’Iris pseudacorus, la Carexpendula e Carex elata, il Myosotis palustre, gli equiseti, l’Angelica sylvestris, la Cardamine pratensis, il Lycopus europeus e l’Osmunda regalis; con un fitto corteggio di liane rampicanti (Clematis, Humulus lupulus, Hedera helix).
Canneti
Nella parte più orientale del bacino di colmata è insediata in modo quasi uniforme una densa vegetazione a cannella palustre (Phragmites australis). Floristicamente pressoché monotipico, il canneto dal punto di vista vegetazionale rappresenta una associazione piuttosto degradata che si comporta quasi come infestante nei confronti delle altre cinture igrofile (come ad es. il cariceto) tendendo a sostituirle. Il canneto può tuttavia offrire rifugio ad importanti specie ornitiche (es. itarabusini, i cannareccioni, le cannaiole) per cui ha, nonostante la sua invadenza, una certa importanza e specificità ecosistemica.
Magno Cariceti
Nelle aree più depresse del canneto, dove più lungamente permane l’acqua, si insedia un’associazione vegetale dominata dalle cespitose formazioni dei grandi carici (Carex elata), con le radici immersenell’acqua: sono i ciuffi del “salicchio”, con i quali si impagliavano le sedie ed i fiaschi, e ben noti ai vecchi agricoltori del Padule. Il magnocariceto, oltre ad essere una tipica forma vegetazionale igrofila relitta in via di diminuzione su tutta l’area del Bientina (anche per l’avanzata della cannuccia palustre), rappresenta un ecosistema assai specifico ed offre ospitalità a specie tipiche come la Stachys palustris, il Peucedanum palustre, la Calystegia sepium, il Galium palustre o naturalizzate come l’Aster novibelgi.
In un piccolo canale interno all’area del cariceto abbiamo inoltre rinvenuto quella che è, forse, l’unica stazione superstite nel Padule di Bientina di Hottonia palustris, pianta microtermica della famiglia delle Primulacee, ormai rarissima in tutta l’Italia Peninsulare.
La fauna
L’area di Tanali racchiude una serie di habitat caratterizzati da specifici biotipi vegetazionali e faunistici di estremo interesse; inoltre il periodico allagarsi dei vari ambienti crea una ulteriore diversificazione stagionale degli stessi.
La stessa zona può quindi offrire nella successione stagionale differenti habitat idonei a numerose specie animali; adesempio, per quanto riguarda l’avifauna, una stessa area può essere adatta, con il variare delle stagioni, come luogo di svernamento per alcune specie mentre per altre come area di sosta durante la migrazione o infine come sito adatto alla riproduzione.
Nei boschi igrofili e mesofili sono state osservate specie migratrici o parzialmente tali come l’usignolo (Lusciniamegarhynchos), cinciallegra (Parus major), cinciarella (Parus caeruleus),scric_ciolo (Troglodytes troglodytes), merlo (Turdus merula), verdone(Carduelis chloris), gazza (Pica pica), e inoltre l’allocco (Strix aluco)specie invece prevalentemente sedentaria.
E’ presente anche una colonia di aironi cenerini (Ardea cinerea).
Il canneto invece offre un sito adatto per la riproduzione a specie quali cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), usignolodi fiume (Cettia cetti), cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) alle quali è associata la presenza come parassita di cova del cuculo (Cuculus canorus) e infine al tarabusino (Ixobrychus minutus). Inoltre gli alberi posti lungo l’argine esterno del Tanali sono risultati luoghi adatti per la nidificazione del pendolino (Remiz pendulinus), il simbolo della riserva insieme alle foglie dell’ontano.