Legambiente Toscana e il Gruppo Regionale Toscana del Club Alpino Italiano esprimono congiuntamente la più viva preoccupazione per il nuovo piano estrattivo decennale presentato dalla ditta Henraux S.p.A. per le cave situate nella zona delle Cervaiole e hanno presentato osservazioni formali per sottolineare le forti criticità del progetto. Pur comprendendo gli aspetti economici e occupazionali legati all’attività dell’azienda, non si può fare a meno di rimarcare quanto l’intera area, ben visibile dal litorale come da gran parte della Versilia più interna, sia già stata abbondantemente deturpata con tanto di alterazione del profilo montano, culminata nella distruzione del Picco di Falcovaia.
Nel caso venisse approvato, il nuovo piano prevederebbe l’estrazione di ben 550 mila metri cubi in dieci anni ma in realtà una quantità complessiva ben superiore, considerando scarti e lavori di allestimento dei nuovi piazzali. Ciò finirà per dare a questo tratto del crinale spartiacque principale delle Alpi Apuane un aspetto simile a quello dei monti del distretto estrattivo di Carrara, causando un danno d’immagine non indifferente per la stessa Regione, oltre ai danni materiali di chi ha investito in attività ricettive e turistiche. Infatti, l’eventuale ampliamento dell’attività di cava alle Cervaiole, che oltretutto appare inopportuno anche per la presenza di aree di uso civico escluse dalla disponibilità dell’Henraux da una sentenza del luglio 2020, darebbe un nuovo duro colpo al turismo montano e all’escursionismo, ben radicati in tutte le Apuane.
Il CAI ha investito molto sia attraverso la realizzazione della variante apuana al Sentiero Italia che con la realizzazione di un impianto di monorotaia e la completa ristrutturazione del Rifugio Adelmo Puliti, uno dei posti tappa previsti, situato a breve distanza dall’area marmifera in questione e raggiunto dal sentiero 31 che proprio le cave delle Cervaiole hanno interrotto da ormai 20 anni e che verrebbe definitivamente cancellato con l’apertura dei nuovi fronti estrattivi. Un percorso che, oltre a essere il collegamento storico tra le frazioni di Azzano e Arni, offrirebbe la possibilità di innestarsi nel Sentiero Italia nel punto più prossimo alla Versilia litoranea e anche per questo andrebbe finalmente ripristinato.
Viceversa, continuare a considerare l’economia del marmo come qualcosa d’insindacabile al di là di ogni possibile conflitto d’interessi dimostrerebbe ancora una volta una miopia nei confronti di un futuro che prima o poi presenterà il conto. Ad essere preoccupate non sono soltanto le associazioni. Non a caso lo scrittore Paolo Cognetti, autore tra l’altro del best seller Le otto montagne, Premio Strega nel 2017, giudica l’eventuale approvazione del nuovo piano come “una scelta folle, cieca anche economicamente, perché si prediligerebbe il piccolo profitto immediato all’enorme profitto futuro di avere un paesaggio sano, integro, che sarà la più grande ricchezza per le generazioni a venire”, dicendosi nel complesso “davvero sconsolato, oltre che arrabbiato, per la situazione delle Apuane che seguo con attenzione”. Soprattutto “in un momento critico come questo, un momento in cui si vede davvero di che pasta siamo fatti, e qual è il nostro coraggio”, conclude Cognetti, “noi dobbiamo pensare a quegli uomini e a quelle donne, e chiederci come si ricorderanno di noi. Come quelli che gli hanno lasciato delle montagne sventrate e distrutte o dei boschi, dei pascoli, dei parchi, un patrimonio di cui loro stessi potranno vivere, e l’insegnamento di proteggerlo e custodirlo? Pensate a come volete essere ricordati”.
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