Dall’incontro del 13 luglio è uscito il seguente comunicato stampa di tutte le associazioni partecipanti.
Ciclicamente si accendono i riflettori sull’allevamento intensivo di Torre a Cenaia. Le maleodoranze provenienti da questo impianto in cui sono allevati migliaia di maiali, periodicamente provocano le proteste degli abitanti, ma in realtà non abbiamo semplicemente a che fare con degli odori sgradevoli, associati ad un’attività fondamentalmente “naturale”, ma con una grave forma di inquinamento dell’ambiente che perdura ormai da vari decenni.
L’impianto produce un inquinamento dell’aria, un inquinamento delle acque e del suolo che non investe soltanto gli abitanti di Cenaia, ma che si estende ai comuni limitrofi per un raggio di almeno 7-8 km. Sappiamo che anche la matrice suolo e soprattutto la matrice acqua patiscono dell’impatto di questo impianto. Come tutti i problemi ambientali, esso non è circoscritto ai confini del Comune ma finisce con l’interessare le falde, i terreni, e l’aria dei comuni vicini.
Come si ricava dalla documentazione relativa, i gestori sono stati continuamente
inadempienti riguardo il rispetto delle normative e delle prescrizioni della Provincia e adesso della Regione, cosa che ci preoccupa ancor più, perché aggrava ulteriormente le problematiche relative a questo tipo di impianti.
Ci chiediamo come sia stato possibile per tutti questi anni non intervenire efficacemente per far osservare le prescrizioni notificate.
Attualmente nessuno è in grado di attestare l’esatto stato delle falde di superficie e profonde, l’esatto stato di inquinamento del suolo, l’esatta composizione di che cosa veicola queste “maleodoranze”.
Abbiamo appreso dalla stampa che il gestore dell’impianto ha inoltrato richiesta di
“Valutazione di Impatto Ambientale postuma”, una valutazione a posteriori dell’attività che ci lascia perplessi: per chi è la “VIA postuma”, per dei “cittadini postumi”?!?
Resta il dato di fatto che quell’impianto è sempre lì operativo, in una situazione che ormai è divenuta una bomba ecologica anche in considerazione del lunghissimo periodo temporale della sua attività.
La Regione chiede al gestore di accertarsi e di relazionare sulla situazione ambientale, ma noi crediamo che questa non sia la via giusta. Le associazioni presenti chiedono che questa esatta analisi dello stato di fatto debba essere svolta scientificamente da organismi terzi, e chiedono alle amministrazioni coinvolte dal fenomeno, oltre che beninteso a quella del comune di Crespina Lorenzana che ospita l’impianto, di farsi parte diligente per l’attivazione di ARPAT, ASL, Acque Spa: ci risulta vi siano nelle immediate vicinanze pozzi di emungimento per l’acquedotto. Chiedono altresì che una loro rappresentanza (attraverso il coinvolgimento giuridico di Legambiente Valdera) sia interpellata in ogni fase dell’istruttoria, e possa partecipare alla conferenza dei servizi.
I sindaci sono responsabili della salute pubblica, e noi guardiamo a loro esortandoli ad ascoltare la popolazione interessata, ed a preoccuparsi delle matrici ambientali dei territori che amministrano.
Nessuna risposta.